I turisti della salute: così curarsi in Italia diventa una vacanza

I dati mondiali parlano chiaro, il turismo sanitario è una prioità su cui investire

Nel nostro Paese da ormai alcuni anni inizia ad emergere un turismo diverso da quello artistico associato a chiese, monumenti, bellezze naturalistiche ed enogastronomiche, almeno non direttamente, ma piuttosto con la capacità di certe grandi strutture sanitarie di assicurare un’assistenza di alto livello a pagamento. Il made in Italy sta iniziando a richiamare anche nel settore sensibile della sanità che vive una stagione difficile. E la possibilità per i parenti di chi viene ricoverato di essere ospiti di un bell’albergo, andare a vedere una mostra e magari fare pure shopping nelle nostre belle vie della moda e le botteghe artigiane diventa un elemento aggiuntivo che attira pazienti soprattutto ricchi da mezzo mondo.

Una riprova viene dal primato italiano nella classifica europea degli ospedali che hanno conquistato il sigillo d’oro della qualità, assegnato dalla prestigiosa Joint Commission International, che certifica l’aderenza a ben 368 Standard di sicurezza e qualità delle cure.

Uno studio del 2017 condotto da Deloitte calcola che ogni anno nel pianeta:

  • Circa sette milioni di persone si mettono in viaggio per motivi di salute;
  • Generando un volume d’affari che nel solo 2018 ha superato i 150 miliardi di dollari;
  • E i ricavi generati dal turismo sanitario ammontano a 12 miliardi di euro in Europa, secondo le stime dell’Osservatorio OCPS-SDA Bocconi.

L’Italia ha oggi il 17% di quella quota, pari a 2 miliardi, che secondo gli osservatori internazionali potrebbero arrivare a 4, implementando l’offerta di servizi sanitari e turistici offerti agli stranieri. Del resto recenti indagini dicono che il 53% dei cittadini europei è disposto a farsi curare in altri Paesi Ue senza badare a spese.

Ad aprire la strada a questo nuovo «mercato sanitario» è stato circa quindici anni fa il Bumrungrad Hospital di Bangkok, che da ospedale sull’orlo del fallimento a causa dei tagli dei fondi pubblici oggi è diventato un centro di assoluta eccellenza e cura ben quattrocentomila stranieri ogni anno.

Focus sanità: curarsi in Italia deve diventare una priorità

La caccia ai turisti della salute è dunque già iniziata e la posta in gioco è altissima. Certo, oggi il saldo è tutto negativo. Con soli 5 mila stranieri che scelgono di farsi curare da contro i 200 mila pazienti italiani che vanno oltre confine. Anche se a varcare le Alpi non sono tanto pazienti bisognosi di interventi chirurgici delicati o cure all’avanguardia, quanto persone alla ricerca del risparmio per cure dentarie, chirurgia estetica e ricostruttiva, trapianto dei capelli, terme.

Da noi si viene invece per prestazioni a più alto tasso di specializzazione: neurologia, cardiochirurgia, oncologia, chirurgia bariatrica e ortopedia in particolare. 

«Il fenomeno del medical tourism è promettente sia in termini di posizionamento globale dell’Italia, sia in termini di supporto alle Finanze Pubbliche. Ora è necessaria un’azione coordinata e mirata per agevolare a livello “sistema” queste forme innovative di attività», afferma il Direttore Generale del Policlinico del Campus Bio-Medico di Roma, Gianluca Oricchio.

Si accompagna il proprio familiare bisognoso di cure, ed a volte il paziente stesso finisce poi per alloggiare in qualche bell’albergo, fare shopping e godersi arte e natura. Il fenomeno del medical tourism è promettente sia in termini di posizionamento globale dell’Italia, sia in termini di supporto alle finanze pubbliche. Un’ulteriore spinta al movimento sanitario è stata data dall’approvazione della direttiva europea 2011/24 che ha regolamentato il settore del turismo sanitario con l’obiettivo di permettere ai cittadini europei di curarsi liberamente in Stati diversi da quello di residenza, con la stessa copertura sanitaria in base a determinate regole condivise a livello internazionale.

Nota di merito, visto che giochiamo in casa, va a Padova: nella “top ten” degli ospedali italiani, troviamo la struttura Ospedaliera patavina, che ogni anno opera più di 31.000 pazienti, tra italiani e stranieri, su 45mila ricoveri. Nel 2015 l’Azienda Ospedaliera di Padova si è conquistata il titolo di “eccellenza sanitaria italiana”, per quanto riguarda le operazioni di trapianto. Il Centro italiano svetta tra tutti gli altri Centri soprattutto per le attività di trapianto di rene (con 53 trapianti eseguiti, tutti con 100% di sopravvivenza), trapianto di pancreas, di cuore (attività per la quale l’Azienda Padovana si colloca al secondo posto per numerosità di casi trattati) e di polmone.

 

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