Obesità infantile: facciamo chiarezza
Obesità infantile: cosa dobbiamo sapere
Da alcuni decenni i paesi industrializzati registrano un’inarrestabile dilagare del sovrappeso e dell’obesità. Si calcola che di obesità infantile in Europa siano colpiti un bambino su tre, tra i 6 e i 9 anni. In tutto il mondo si stima che entro il 2022 i bambini in sovrappeso sotto i 5 anni passeranno dagli attuali 41 mln a 70 mln.
In Italia su circa 50 mila bambini di età compresa tra gli 8 e i 9 anni, quasi il 10% è obeso (di cui il 2% circa a livelli gravi) e il 21% in sovrappeso, mentre riguardo la variabilità regionale si confermano prevalenze più elevate al Sud e al Centro anche se il gap tra le Regioni è leggermente diminuito nel corso degli anni. L’Organizzazione Mondiale della sanità ha dichiarato che l’obesità infantile in italia è un problema da non sottovalutare, nello specifico, tra i bambini delle scuole primarie (6-10 anni), il 24% di bimbi sia sovrappeso e un 12% obeso.
L’obesità infantile può avere una genesi multifattoriale frutto di cause molto diverse ma che interagiscono strettamente tra loro:
- una eccessiva/cattiva alimentazione (fattori ambientali): i bambini essendo condizionati dall’educazione dei propri genitori, riflettono gli insegnamenti sbagliati che vengono loro impartiti. Diventa importante quindi anche l’educazione alimentare in famiglia perché se questa è sbagliata sarà errata anche quella dei figli! Sempre stando dalle indagini dell’OMS, risulta che in molte famiglie in cui sono presenti bambini obesi, quest’ultimi non fanno colazione, fanno merende troppo ricche di grassi e bevono molto bevande gassate.
- ridotta attività fisica: uno stile di vita sedentario fa sì che il bambino obeso conduca una vita senza stimoli dall’esterno con ripercussioni anche psicologiche, oltre alla comparsa di gravi conseguenze fisiche in età adulta.
- fattori di tipo genetico;
- rari i casi di obesità legati ad alterazioni ormonali quali ipotiroidismo o disfunzioni surrenali.
Quando si può parlare di obesità infantile
La definizione di obesità infantile è più complessa rispetto all’adulto, il cui peso ideale è calcolato in base al BMI (Body Mass Index o Indice di Massa Corporea = peso in Kg diviso l’altezza in metri, al quadrato). La crescita ponderale del bambino si calcola invece facendo riferimento alle tabelle dei percentili, grafici che riuniscono i valori percentuali di peso e altezza dei bambini, distinti per sesso ed età.
La crescita staturo-ponderale è nella norma se si pone intorno al 50° percentile. I bambini con indice di massa corporea (BMI) pari o superiore a 50 sono considerati portatori di obesità patologica severa o superobesità, mentre quelli con un indice di massa corporea superiore a 40 affetti da obesità grave di III grado. Il fenomeno è il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo; in pratica si introducono più calorie di quante se ne consumano.
Quali conseguenze fisiche può portare l’obesità infantile
Tra le conseguenze fisiche precoci dell’obesità infantile le più frequenti sono rappresentate da:
- problemi di tipo respiratorio e cardiovascolare (affaticabilità, apnea notturna);
- problemi di tipo articolare, dovute al carico meccanico (varismo/valgismo degli arti inferiori, ossia gambe ad arco o ad “X”, dolori articolari, mobilità ridotta, piedi piatti);
- disturbi dell’apparato digerente;
- accumulo di grasso a livello del fegato (steatosi);
- incremento dell’insulina, con possibile evoluzione verso un diabete di tipo 2;
- aumento del colesterolo, e/o dei trigliceridi e dell’acido urico;
- disturbi di carattere psicologico: i bambini grassottelli possono sentirsi a disagio e vergognarsi, fino ad arrivare ad un vero rifiuto del proprio aspetto fisico; spesso sono bambini derisi, vittime di scherzi da parte dei coetanei e a rischio di perdere l’autostima e sviluppare un senso di insicurezza, che li può portare all’isolamento: escono meno di casa, stanno più tempo davanti alla televisione, instaurando un circolo vizioso che li porta ad una iperalimentazione reattiva.